mercoledì 23 ottobre 2013

Svegliati Ned

Svegliati Ned


Titolo originale:  Waking Ned Devine
Paese di produzione: Gran Bretagna, Irlanda
Anno: 1998         Durata: 91 min
Genere: commedia
Regia: Kirk Jones
Sceneggiatura: Kirk Jones
Produttore: Richard Holmes, Glynis Murray
Musiche: Shaun Davey
Interpreti e personaggi
Ian Bannen: Jackie O'Shea     David Kelly: Michael O'Sullivan    Fionnula Flanagan: Annie O'Shea    Susan Lynch: Maggie O'Toole     James Nesbitt: Pig Finn

"L'Universo non è molto cambiato nel corso della lunga storia del mondo, i pianeti e le stelle girano nelle loro orbite e fanno esattamente quanto ci si aspetta che facciano".  Ecco questo è quanto dice, tra l'altro, la voce off che apre il film e che allude, lo scopriremo lentamente, si all'Universo come cielo stellato, ma anche al piccolo universo dell'isola di Man dove si svolge questa bella commedia sul Caso (i pianeti si muovono come le palline della lotteria, sembra suggerirci l'incipit), il senso della vita e il ruolo del denaro, che porta il titolo di Waking Ned (tradotto nel titolo italiano in Svegliati Ned) del regista, allora esordiente al lungometraggio, e siamo nel 1998, Kirk Jones. Perchè la comunità che scopriremo è esattamente come l'Universo descrittoci: invariabile da secoli...





Dentro questo Universo, stellato e terrestre allo stesso tempo, la nostra piccola Terra offre lo squarcio di storie come quella di Ned Devine (che si legge come divino) che da quell'Universo sembra essere giunto a "miracol mostrare". Ned è una sorta di angelo (con i suoi peccatucci...) caduto dal cielo (e verso il cielo guarda nella sua posa mortuaria quando lo ritrovano i compaesani Michael e Jackie) che offre, involontariamente, grazie al Caso dominatore della realtà, a quella piccola comunità dell'isola di Man l'opportunità di uscire dagli angusti limiti del proprio mondo per aprirsi ad una realtà più stellata e luminosa.


La miracolosa vincita di cui è inconsapevole portatore, essendo deceduto nel momento che l'ha realizzata, giunge letteralmente dal cielo (quell'elicottero, che porterà il denaro, che vola verso l'isola sfiorando il mare),


miracolosamente viene riscossa dagli abitanti dell'isola (che non ne avrebbero diritto) e diventa un tesoro su cui costruire il futuro. Ma, e qui viene il bello, quel microcosmo, che la prima parte del film ben rappresenta, non ne vuole sapere di sfaldarsi e rimane Mondo per i suoi abitanti che nel fiume di denaro che arriva non troveranno ragione di costruirsi una nuova vita. Così il film di Jones diventa una riflessione sulle aspirazioni umane e sul reale bisogno di cambiamento, sul sogno e sul ruolo che esso riveste nella vita umana (non necessariamente i sogni devono realizzarsi perché la loro funzione diventi effettiva, il sogno resta tale anche senza la sua realizzazione). Il vitalismo che si innesca nella composizione della allegra truffa è ciò che regala quella vincita e di quello sembrano accontentarsi i protagonisti della storia.



Quella voce fuori campo che ci introduce alla storia in realtà ci lascia anticipare un finale che tale non sarà: "...un evento che cambierà la vita dei vincitori per sempre..." (e l'unico a cui cambia la vita è Ned che la vita stessa, per quella ricchezza, perde). La vita, per tutti gli altri compartecipanti alla vincita, cambia lo spazio necessario perché le premesse al sogno vengano a realizzarsi, poi il sogno resterà tale, nella sua irrealizzabilità. I due arzilli vecchietti, protagonisti delle peripezie che porteranno alla riscossione della vincita, non hanno più molto da chiedere alla vita e questa sarà per loro una divertente variante alla routine di un luogo che ha offerto loro tutto quanto una felice esistenza può regalare: il calore di una amicizia vera (vedi il sermone che Jackie dedica all'amico Michael al funerale di Ned), l'amore di persone vicine e, perché no, un buon boccale di birra ogni santo giorno.




Quel microcosmo, pur nella leggerezza dell'affresco, non è certo un paradiso terrestre perché, come ogni comunità umana, nasconde invidie, rancori, solitudine, malumori che si traducono in aspirazioni fallite, alcolismo e tradimenti. Lo stesso Ned muore solo e nessun o si accorge della sua scomparsa fino a che l'interesse del denaro non pone gli "amici" sulle sue tracce. Non manca neppure la strega, la vecchietta che si rifiuta di partecipare all'imbroglio combinato dai compaesani e che per questa sua ostinazione titanica incontrerà l'inevitabile punizione (dettata dal caso come tutte le vicende del film, con quel volo dalla rupe dentro una cabina telefonica e il furgoncino guidato dal prete, causa involontaria del volo, su cui sta scritto: J love Lourdes...).





La comunità è, nella sua immobilità, l'ennesimo esempio cinematografico di uomini fuori dal mondo che aveva ne L'uomo di Aran, il suo prototipo. Gli uomini semplici, primitivi, i pescatori di isole quasi inaccessibili che non hanno il minimo desiderio di abbandonarle, ancorati alle proprie abitudini e ai luoghi che li hanno visti nascere, ruotanti attorno alla taverna, vero luogo simbolo di aggregazione e chiusura al mondo esterno. 




C'è anche un bambino che è la voce della verità e che sa che qualsiasi somma di denaro verrà vinta sarà sperperata proprio alla taverna del paese; nella sua precoce saggezza è colui che ha capito come funziona quel mondo e che ha due possibilità: o adeguarsi o fuggire. Chi questo non ha avuto il coraggio di farlo è "Pig" Finn, il giovane lavoratore, puzzolente, che rimane legato alla sua terra dall'affetto per una ragazza e che ancora nasconde segrete aspirazioni di fuga. Così ci troviamo di fronte a giovani che ragionano con cinica saggezza (illuminante il dialogo tra il bambino e il prete in cui il primo, accennando al fatto che il prete lavora per Gesù, sottolinea che non potrebbe lavorare per qualcuno che non ha mai incontrato e soprattutto gratis...) e vecchi che compiono scorribande come acerbi ragazzotti (il volo in moto tutto nudo di Michael) in un universo ribaltato ma ben stabile nella sua immobilità secolare.




Il titolo originale richiama poi ad un altro aspetto tematico del film; quella a cui assistiamo è in realtà una lunga veglia attorno ad un cadavere (Vegliando Ned è la traduzione letterale del titolo originale) , una veglia interessata e, se vogliamo, spietata nel suo opportunismo. Jackie, nell'interpretare il sogno che fa, chiarisce a se stesso che il suo compito è quello di trattenere Ned a terra, sulla Terra, prolungandone la veglia e rimandandone la dipartita.  


Ned ha una eredità pesante da lasciare e tutti sembrano interessati a coglierla, ma in effetti ciò che di più prezioso lascia alla comunità è anche ciò a cui nessuno pensa e cioè il piccolo Maurice (di cui è il padre naturale), l'unico che continui a porsi domande sulla vita (guarda verso il cielo insieme al prete che confessa la sua solitudine) e l'unico quindi che, con la propria curiosità, potenzialmente abbia un futuro diverso da quello dei suoi compaesani, legati ad una realtà che il denaro può abbellire ma non cambiare.


Il brindisi finale all'anima di Ned che puo' finalmente volare via da quel luogo (movimento aereo della mdp che potremmo interpretare come una soggettiva di Ned) è un brindisi ad un mondo che, nella sua immobilità ha conosciuto un momento di vitalismo effervescente, che ha conosciuto l'illusione e il sogno del cambiamento, ma che alla fine è rimasto uguale a se stesso perchè è così che ha preservato se stesso dall'erosione del tempo la propria sopravvivenza e la propria piccola felicità (a brindare, non casualmente ci sono i due vecchi, simbolo del passato e il piccolo Maurice, simbolo del futuro, in un cerchio della vita che trova nell'isola, in senso lato, il suo luogo rappresentativo).




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