giovedì 22 ottobre 2015

Preferisco l'ascensore (Safety Last)

Preferisco l'ascensore (Safety Last)

Regia: Fred Newmeyer, Sam Taylor
Interpreti: Harold Lloyd (Harold), Mildred Davis (Mildred), Bill Strother (Limpy Bill)
Sceneggiatura: Harold Lloyd, Hal Roach, Sam Taylor, Tim Whelan
Produttore: Hal Roach
Stati Uniti 1923    Durata: 73’



La sicurezza prima di tutto; parafrasando e ribaltando il popolare modo di dire (per ultima la sicurezza è la traduzione letterale del titolo americano del film), Harold Lloyd e la sua fidata troupe di autori (ricordiamo i registi Fred Newmeyer e Sam Taylor che hanno lavorato con il comico anche in altri film) danno vita ad una commedia scatenata che qualche critico delirante ha piazzato tra i 100 migliori thriller (?) della storia del cinema. Certo è che l'immagine di Harold appeso alla lancetta dell'orologio di un grattacielo è diventata uno dei simboli dell'intera epopea del muto, ripreso e citato anche in seguito (ricordiamo Ritorno al futuro di Zemeckis e Hugo Cabret di Scorsese).
Harold presenta un personaggio fisso da commedia dell'arte e diventa una sorta di archetipo del cinema muto alla pari di Chaplin e Buster Keaton. 

Se Charlot era il vagabondo, l'emarginato, il povero senza fissa dimora, l'archetipo del personaggio senza arte nè parte nella società di massa, Keaton si situa in una sorta di terra di mezzo pur indossando i panni di un piccolo borghese impacciato e taciturno. Lloyd costruisce un personaggio decisamente borghese, a partire dall'abbigliamento sempre invariabilmente impeccabile (basti ricordare che rimane appeso all'orologio del grattacielo ma non perde il suo inseparabile cappello).

Se la bombetta di Charlot era il simbolo (insieme al bastone) della rimanenza di un lontano ricordo o di una insoddisfatta aspirazione nobiliare (ma anche un forte e costante richiamo alla necessità di non perdere la propria dignità), in Keaton e in Lloyd il cappello rinforza la connotazione borghese di chi insegue principalmente la rispettabilità e il decoro, indispensabili nella lotta per la sopravvivenza nella giungla della dominante società di massa.


Lloyd coniuga, senza contraddizione, queste caratteristiche di compostezza ad una spericolatezza quasi circense, che ben si addice ad un personaggio in continuo movimento e chiamato alla "lotta" per la sopravvivenza sociale (fra l'altro raramente Lloyd fa uso di controfigure, anche nelle scene più ardite e sul suo corpo talvolta porta i segni del suo ardimento, come alla mano destra che dal 1919 manca di due dita, perse a seguito di una accidentale esplosione in uno studio fotografico durante la posa per realizzare delle fotografie promozionali).


I grandi occhiali tondi contribuiscono a restituirci l'immagine del bravo ragazzo, pulito, ma allo stesso tempo determinato. Il cappello di Lloyd è il classico capo d'abbigliamento da grande magazzino, luogo per eccellenza del mondo borghese e luogo chiave del film Safety LastAttorno al grande magazzino in cui lavora Harold (nome del personaggio e dell'attore coincidono) si costruisce la storia che è la storia del tentativo di ascesa sociale di un giovane proveniente dalla provincia e che cerca fortuna nella grande metropoli. 

La molla della sua corsa è nell'amore per la giovane fidanzata (anche lei chiamata nello stesso modo dell'attrice che la interpreta, Mildred, che diverrà poi sua moglie nella vita reale) che lascia alla stazione del paesino d'origine, Grand Bend.

Imprigionato dietro delle sbarre, sovrastato dall'immagine di un cappio penzolante ed accompagnato da un prete e un poliziotto, Harold sembra prepararsi ad una esecuzione. 

La sua partenza dalla stazione è costruita su questo iniziale equivoco che rimanda all'idea della condanna sociale cui Harold è costretto, la condanna alla affermazione personale, alla conquista di quella posizione che permette al singolo di emergere dalla massa (Harold solitario sulla cima del palazzo e la folla sottostante ci rimandano in pieno a questo tema), vero crivello piccolo borghese che tornerà come tema dominante, ad esempio, nel capolavoro di Murnau, L'ultimo uomo.

Il destino piccolo borghese lo imprigiona verso un percorso di ascesa sociale per il quale, almeno inzialmente, Harold non sembra essere attrezzato. La sua sbadataggine (monta su un carro piuttosto che su un treno), la sua insicurezza e bonomia non sono un ottimo biglietto da visita tenuto conto delle aspettative di coloro che lo salutano alla partenza.

Giunto Harold nella grande città ecco proporsi la presenza costante del poliziotto che, non solo ci rimanda all'idea del contrasto tra la libera iniziativa del cittadino ed il sistema che impone regole e leggi talvolta oscure (ricordiamo come in Chaplin, analogamente, la presenza del poliziotto assume i connotati di un richiamo continuo all'ordine che si fa incubo e persecuzione vera e propria), 

ma, nel caso di Safety Last, diventa anche l'oggettivazione del tema del cittadino che ha raggiunto l'obiettivo, che si è fatto da solo ed è arrivato alla meta della posizione sociale rispettata e temuta; a questo proposito è paradigmatico l'incontro di Harold con il vecchio amico di paese, Jim Taylor, ora divenuto poliziotto, nel quale vediamo il nostro protagonista ammirare l'amico orgoglioso di indossare la divisa, che certifica la sua avvenuta e completa integrazione nel mondo massificato della grande città (qualche anno dopo Vidor ne La folla ci fornirà un quadro meravigliosamente aderente a quella realtà). 

Il poliziotto è colui che contrasta l'ascesa, la libera iniziativa del cittadino e in questo senso il cinema muto americano sembra assorbire gli umori di un'epoca, quella del proibizionismo, carica di venti autoritari e castranti, in contrasto con la folle e senza freni corsa al benessere che si concluderà con la Grande Crisi del 1929.


La libera iniziativa rimane sacra e così l'inventiva è indubitabilmente premiata e il coraggio è la dote indispensabile per l'affermazione personale; coraggio che Harold trova in se stesso spinto dalla forza dell'amore e dal desiderio di non deludere chi ama.




In questo percorso di affermazione, tipicamente americano, si parte con il distacco dal luogo di origine, passando per la completa dedizione al lavoro per poi imbracciare completamente l'etica del sacrificio (in questo senso è magistrale la sequenza della rinuncia al pasto in cambio dell'acquisto della catenina per la fidanzata, catenina che Harold acquista da un negoziante senza scrupoli tratteggiato in modo vagamente ebraico);





la ricompensa è in cima al grattacielo (lo stesso luogo di lavoro da cui evidentemente non ci si può staccare) con il coronamento del sogno d'amore che garantirà pace e benessere, sempre che qualche scarpa non rimanga incollata al catrame fresco... 


Ma la ricompensa è anche nel dare volto all'uomo che sale alla ribalta, dare volto al misterioso uomo di successo, come certificato dalle prime pagine dei giornali   (e così tocchiamo anche il tema del ruolo della pubblicità e della propaganda). 

Chi non è riuscito a scalare il grattacielo, o meglio chi non è riuscito a farlo di fronte alla folla è destinato ad allontanarsi dal sogno (inseguito dal frustrante principio di realtà e di autorità incarnato nel poliziotto) che diventa piccolo e distante come la scritta dell'ultimo cartello del film.