mercoledì 26 febbraio 2014

Revolutionary Road


Revolutionary Road


Regia: Sam Mendes
Paese di produzione: Stati Uniti, Regno Unito   Anno: 2008        Durata: 119 min
Genere: drammatico
Soggetto: Richard Yates   Sceneggiatura: Justin Haythe
Produttore: Scott Rudin, Sam Mendes, John Hart, Bobby Cohen
Distribuzione (Italia): Universal Pictures
Fotografia: Roger Deakins   Montaggio: Tariq Anwar    Musiche: Thomas Newman     Scenografia: Kristi Zea
Interpreti e personaggi:     Leonardo DiCaprio: Frank Wheeler,   Kate Winslet: April Wheeler,   Michael Shannon: John Givings,   Kathy Bates: Mrs. Helen Givings,   Kathryn Hahn: Milly Campbell,   Max Casella: Ed Small,   Zoe Kazan: Maureen Grube

Cosa sarebbe successo a Jack e Rose se il naufragio del Titanic avesse salvato entrambi?
Jack sarebbe diventato Frank Wheeler, un grigio impiegato di una anonima azienda americana e Rose sarebbe diventata April, sua moglie, una donna insoddisfatta e continuamente tesa a rincorrere un sogno da realizzare, un progetto da materializzare nella consapevolezza del proprio essere speciale.


Frank Wheeler vede di fronte a sè come spettatore di un dramma che non gli appartiene, il flash di un passato carico di aspettative e di sogni, iniziati in una notte luminosa in una festa di un qualunque angolo di una grande metropoli americana, nella quale due giovani si sono conosciuti, corteggiati e amati. Frank è in realtà di fronte alla disfatta di quel sogno perchè ha appena finito di essere spettatore di una rappresentazione teatrale nella quale la moglie si è cimentata e che ha forse segnato la fine di ogni ambizione della stessa (che avevamo sentito confessare al giovane Frank che avrebbe voluto fare l'attrice). I due sono ora una coppia di sposi non più giovanissimi e vivono in una realtà della provincia del Connecticut in una graziosa villetta nella via che dà il titolo al film.




Ecco già nei primi due minuti del film il succo vitale dello stesso. La fine di un sogno, la sua inesorabile frantumazione di fronte ad una realtà che ha consumato le aspirazioni e le aspettative di due giovani americani qualunque.
April delusa nel proprio camerino ha sullo specchio le foto in bianco e nero dei due figli della coppia; sono giusto due immagini in bianco e nero, piccole e marginali nel dramma egoistico dei due genitori. In effetti i figli rimarranno ai margini della vicenda di un uomo e una donna che vanno avviandosi verso una vera e propria esecuzione, come pare dal loro incedere nel corridoio tetramente vuoto della scuola in cui è andata in scena la sfortunata recita di April.


Ciò che avviene ai bordi di una anonima strada di campagna, illuminata dai lampioni e dai fari delle auto che passano, tra i due sposi, mette in chiaro su quali dinamiche si sia sviluppata la loro relazione: April delusa da una esistenza che ha frustrato le sue più profonde aspirazioni, sente di essere stata ingannata da un uomo in cui, forse sbagliando, ha visto una forza e un talento che probabilmente non aveva; Frank sente come un macigno questo perenne giudizio che pesa su di lui, tanto che non manca di punzecchiarla proprio su questa sua presunta inettitudine e medietà che agli occhi della moglie sono risultati altrettanti errori impossibili da correggere. L'una ingenua sognatrice e donna insoddisfatta, l'altro vacuo ed inetto omuncolo vittima delle sue stesse false ambizioni suggerite, ma mai volutamente coltivate. Insomma gli sposi di un equivoco e le vittime di una immaturità che li ha condannati allo spettro di una vita ideale che ha faticato ad intravedersi.



Su questo scontro partono i titoli di testa e quel titolo che richiama alla via dal nome tanto impegnativo, Strada della Rivoluzione, suggerisce proprio l'idea di un viale della buona borghesia americana che si vorrebbe rivoluzionario e dirompente ma che è altresì conformista e dimesso. Certo April e Frank hanno una energia e una forza vitale che fanno sentire loro l'insostenibile mediocrità di quella esistenza, grigia ed uguale a quella di milioni di altri americani, ma il problema non è l'aver intuito l'angusto spazio in cui vivono, il problema è la loro effettiva capacità di potersene liberare, la qualità di uomini qualunque che non permette loro di aspirare con chiarezza ad una nuova e precisa esistenza. Il cumulo delle loro speranze rimarrà vago e fumoso e solo April, alla fin fine vorrà veramente un cambiamento non trovando piena collaborazione nel marito, intento più ad inseguire i fantasmi del padre che a cercare nuove strade rivoluzionarie di esistenza.
Come diceva D'Annunzio ne Il piacere: L'ideale è rovina di molte relazioni...
Frank cammina riflesso nell'angusto spazio di uno specchietto retrovisore sotto gli occhi indagatori e delusi della moglie. Di nuovo, dei figli nemmeno l'ombra. 


Quello messo in scena non è il dramma di una famiglia americana, ma la tragedia di due esistenze male assortite. Frank è uno dei tanti dell'esercito in marcia dei lavoratori piccolo borghesi, con le loro uniformi tutte uguali fatte di giacche, cravatte e cappelli, e il suo camminare un po' obliquo ed incerto, sottolinea la sua frustrazione di far parte, senza in nulla emergere, di quella massa in movimento.




April ha un proprio film da rivedere: la prima volta che le è stata presentata la nuova casa in Revolutionary Road e l'incanto e la meraviglia che ha provato vedendola nel suo ergersi in un luogo da favola, luminosa e spaziosa come solo le grandi case della bella bella borghesia americana sanno esserlo. April riguarda a quel sogno dopo aver trascinato con fatica i bidoni della spazzatura; trascina sulla strada lo sporco di una esistenza tutt'altro che immaginifica. Ora volge le spalle a quella casa in passato così carica di aspettative: è l'immagine della sconfitta.




La vicina di casa Helen, la signora Givings (colei che ha convinto la coppia a comprare la casa) irrompe nella storia. Mentre Frank consuma il tradimento (nel giorno del suo trentesimo compleanno), April accetta di incontrare il figlio di Helen, giovane con problemi psichici, che la madre presenta come un uomo che ha molto viaggiato e studiato (dottorato in matematica), insomma come un intellettuale. E' ciò che April avrebbe sperato di trovare in Frank e che non ha trovato. John sarà l'anima nera della coppia che materializzerà le componenti oscure della loro relazione. E' il Frank desiderato da April, ma deforme ed instabile, figura da incubo e minacciosa per l'equilibrio già precario della coppia. Ma John è anche colui che offre uno spiraglio, è colui che chiarisce alla coppia che la loro capacità di guardare in faccia la vuota disperazione puo' diventare una preziosa risorsa per la loro ansia di rinnovamento. Helen confessa ad April di aver visto in lei e nel marito una coppia diversa da tutte le altre, una coppia speciale e tale constatazione non può che incupire ancora di più la povera April.


Frank confessa (non pienamente in sè grazie ai fumi dell'alcol), alla sua nuova amante collega di lavoro, che quel suo lavoro alla Knox è una sorta di sconfitta personale in quanto era lo stesso lavoro del padre che lui da ragazzino certo non desiderava seguire.
April si sofferma su una foto giovanile di Frank di fronte alla torre Eiffell. Parigi diventa la chimera, l'oggetto vivo del sogno, il luogo altrove in cui realizzare tutte le aspettative; frank confessa, in un flashback, ad April che a Parigi le persone sono vive, non come nel luogo in cui vivono loro e lui vuole vivere, vuole sentire la vita; April confessa di vedere in lui l'uomo più interessante che ha conosciuto e, fondamentalmente, ammette a se stessa di amarlo in quanto incarnazione di una aspirazione di vita diversa a cui lei stessa sente di essere attratta. Lei ama lui più per ciò che vi proietta (ha amato letteralmente una immagine, ora in bianco e nero, che lei si è mentalmente fatta di lui) che per ciò che vede realmente e proprio questo equivoco sarà alla base del fallimento del loro matrimonio.



La parentesi di felicità che April prova a riaprire (e che si apre con la festa di compleanno a sorpresa per Frank) va proprio nella direzione di ridare fiato a quel sogno, di riprovare ad intraprendere quel cammino che dovrebbe condurli lontano dal sogno americano, ormai chiaramente smascherato come fasullo. Loro erano speciali, dice April, e se non vogliono sprecare la loro esistenza questa è l'ultima occasione che si possono concedere. April ricarica il marito per prepararlo alla grande impresa di cui, fondamentalmente, non è molto convinto. I figli? Pure comparse mascherate come bambolotti da condurre al proprio fianco (la loro prima comparsa in carne ed ossa li vede adornati da cappelli in stile natalizio).



Se c'è qualche vocazione in te, chiede Jack un collega a Frank che ha appena comunicato l'intenzione di lasciare gli Stati Uniti, perchè non puoi dimostrarla qui piuttosto che altrove? Domanda banale ma fondamentale. Frank la elude attribuendo la colpa del suo apparente anonimato al luogo di lavoro (l'azienda Knox per cui lavora) e non ai limiti della propria effettiva volontà di cambiamento.
Ma Frank si sente forte ed è fermo, letteralmente risoluto, mentre intorno a lui l'umanità prosegue nel suo inesorabile tran tran quotidiano...



Finalmente i Wheeler sono famiglia; radunati intorno ad un mappamondo nel letto di uno dei figli, si parlano e sognano collettivamente. April è madre perché in pace con se stessa e pronta a placare il proprio disagio interiore realizzando la chimera dietro cui ha vagato da anni.



Ecco comparire un nuovo personaggio. E' Shep, il vicino di casa dei Wheeler; Shep guarda con intensità la casa dei Wheeler e con passione April. Per lui il luogo e la situazione dei Wheeler sono il sogno (April si presenta a lui più sensuale e seducente che mai). Cambiando prospettiva l'inferno dei Wheeler è agognato paradiso per altri. Lo stupore di lui e della moglie alla notizia della loro partenza è dunque genuino; cosa veramente vanno cercando i coniugi Wheeler?




April insiste: Non vogliamo che la vita ci passi accanto...(come se quella che sta conducendo non fosse vita...).
Per Frank l'Europa è il luogo della verità, della vita, quella vita che torna a sgorgare come linfa e i due coniugi si lasciano andare ad un rapporto sessuale impetuoso, tra la mobilia della cucina, che si chiude con una misteriosa implorazione di April che sussurra più volte un "no" nell'orecchio di Frank.
Con un lento movimento di macchina ecco entrare nella storia John, il lato oscuro di Frank, la variabile impazzita, la scheggia nelle carni dei due sposini. 


John ha un abito scuro, Frank è in chiaro. L'uno è di fronte all'altro, quasi fossero l'immagine speculare l'uno dell'altro, due facce della stessa medaglia. John interroga Frank e gli pone quelle domande che Frank forse non vorrebbe sentirsi porre, lo psicanalizza e lo mette a nudo. Ma Frank concorda con tutto quello che dice John proprio perché ha ora la prospettiva di riporre in un angolo quelle ombre di cui il "matto" gli sta parlando.



Nel bosco: Noi scappiamo dal vuoto disperato di questa vita qui, dice Frank con una punta di orgoglio. Ma John, con un rigore quasi kierkegardiano risponde: Ci vuole un gran coraggio per vedere la disperazione.
Ed April conferma: E' la prima persona che sembra capire di che cosa parliamo. Ella è disposta a passare per pazza pur di vivere la vita in tutta la sua pienezza. L'amore per Frank è al massimo.
Ma una nuova ombra si addensa sul sogno ed è il materializzarsi del ricordo paterno, un ingombro mai completamente rimosso. La proposta di lavoro offerta a frank viene posta, dallo scaltro manager della Knox, proprio come una occasione per rendere omaggio alla memoria del padre e Frank va in crisi. L'amante collega poi rincara la dose confidando a Frank la sua convinzione che se questi accettasse la promozione suo padre ne sarebbe molto fiero.



Sapere cosa hai... Sapere cosa ti serve... Sapere di che cosa puoi fare a meno. Sono gli slogan pubblicitari attorno a cui sta lavorando Frank, ma sono domande esistenziali che egli pone prima di tutto a se stesso.
April, infuriandosi con la figlia che le elenca ciò che vuole portare con sè in Europa, dice una involontaria ma elementare verità: "Le cose grandi sono difficili da imballare"
E grandi ostacoli si frappongono al sogno: April è incinta e Frank è tentato dall'offerta di lavoro. Frank discute con la moglie e la invita più volte ad usare la ragione (è la sua parte conscia che parla ma l'oscuro inconscio di John tornerà a tormentarlo); April sembra ammettere che le precedenti gravidanze siano state quasi incidentali e conferma, volendo procedere ad un aborto, la sua irrisolta immaturità che la conduce continuamente a fare i conti con i propri ingombranti sogni di vita.



La rivoluzione che la strada evoca diventa sempre più difficile da attuare, sconfitta, come dice sarcasticamente Jack collega di Frank, da un contraccettivo difettoso.
La serata al ballo con gli amici di sempre, Milly e Shep, è la più pesante sconfitta per April ripiombata nella insopportabile mediocrità che tanto ha cercato di fuggire. Tra le fasulle luci verdi, rosse e blu dei neon del locale da ballo, April confessa la propria sconfitta a Shep ("Non siamo mai stati speciali", dice April, "non posso partire, non posso restare, non servo a nessuno") tra le cui braccia si lascia andare in un rapporto sessuale dal sapore autodistruttivo. Come autodistruttiva pare la confessione di Frank del proprio tradimento interrotto dall'arrivo di John e della sua famiglia.




Ed ecco che John procede a processare Frank e chiedere conto delle sue scelte. Come se la voce della coscienza sussurrasse nella mente di Frank, John si avvicina e sentenzia: Ha deciso che stava meglio qui, dopotutto, ha pensato che era più comodo qui nel vecchio vuoto disperato...e magari l'ha fatto apposta di mettere in cinta la sua mogliettina... L'indignazione di John è l'indignazione repressa di Frank che non ha il coraggio di dire a se stesso che quella mediocrità lo appaga, che lo slancio vitalistico della moglie non gli appartiene pienamente.



A questo punto la fredda razionalità di Frank viene meno, le difese si allentano e scatta la furia. Le parole di John hanno colto nel segno, dall'ombra dell'inconscio si sono materializzate mettendo in crisi la coscienza di frank che si è difesa con la rabbia e la violenza. April assiste muta sapendo che quelle parole contengono verità (lei è a fuoco mentre john conclude il suo attacco, poi la mdp sfuoca sul suo primo piano e mette a fuoco la figura di Frank che afferma: Sono felice solo di una cosa, di non essere quel bambino ...che April porta in pancia ndr.).






La crisi della coppia è ormai irreversibile e April con la fuga nel bosco prova a liberarsi dal fiume di parole con cui Frank la incalza e che sembra essere stata l'unica arma che lui abbia potuto usare con successo nella vita. April è rimasta incastrata da un cumulo di parole che lei giovane ha scambiato per una promessa di felicità. Quella promessa non è stata mantenuta e ora si presenta il conto. I movimenti della mdp si fanno convulsi come i sentimenti dei personaggi che vengono pedinati nella loro tragedia. La macchina a mano sostituisce i dolci movimenti col carrello o il dolly. I figli sono di nuovo entità ectoplasmatiche. Di nuovo il buio della notte avvolge la coppia come nel primo litigio o nella serata danzante con gli amici terminata con il tradimento di April. La serena compostezza delle stanze vuote illuminate dalla luce del mattino segna il preludio al finale mortuario del film. April ha raggiunto la serena consapevolezza di ciò che vuole fare ed è pronta a chiudere il tumulto di sentimenti che la rendono disperata. 






La apparente ritrovata armonia passa per una colazione serena in cui April finge di interessarsi delle questioni lavorative del marito, uscendo per un attimo dalle proprie egoistiche illusioni. Ma è un attimo che si conclude con un bacio che sa di addio, come di addio sa la telefonata all'amica Milly che sta tenendo i figli di April; quest'ultima le chiede di salutarli ma mai nomina i loro nomi (tantomeno al telefono usa la parola "figli") e, alla fin fine, non ha nemmeno la forza di lasciar detto che vuole loro bene. 


La deriva egoistica della protagonista è ormai al capitolo finale. Il tentativo di aborto avviene in uno spazio asettico, completamente privo di colori, bianco abbacinante e monocolore quasi che il vuoto interiore di April trovasse una forte corrispondenza proprio in questa assenza di colori (lei stessa è vestita praticamente di bianco). Il sangue rompe questo monocromatismo e diventa il colore della morte.




L'annuncio della morte di April induce Frank ad una disperata corsa tra gli alberi di Revolutionary Road, ma è una corsa senza una meta e senza una precisa direzione. Una lunga dissolvenza in nero ne segna il termine; Frank corre ora verso il nulla.
Il controfinale è tutto nelle parole di coloro che hanno conosciuto i Wheeler, parole che non aggiungono nulla, che non spiegano nulla (sappiamo e vediamo che Frank si dedica ai figli con rinnovata energia), parole su cui è doveroso sfumare seguendo idealmente il gesto del padre di John che di fronte allo sproloquiare della moglie abbassa discretamente il volume del proprio apparecchio acustico e si isola in un perfetto silenzio. Sui Wheeler e il loro sogno cala il silenzio di un composto oblio. La mediocre società americana della piccola ed ipocrita borghesia della Revolutionary Road ha avuto la meglio (in fondo Shep chiede alla moglie di non parlare più dei Wheeler e una nuova coppia di amici è pronta a fare salotto e pettegolezzo), Frank è ora uno di loro e il padre di John ha segnato la strada: il segreto per sopravvivere è non ascoltare, non ascoltare alcuna voce interiore o esterna e lasciarsi vivere nell'aura mediocritas delle quiete villette della provincia americana (dopo tutto le lunghe conversazioni tra i coniugi Wheeler non sono servite a nulla e allora tanto vale staccare l'audio di fronte all'ennesimo profluvio di parole). April, in qualche modo una donna troppo in anticipo sui tempi (lei sarebbe disposta a lavorare lasciando a casa il marito nulla facente) è la vera sconfitta, colei la cui disperazione ha cozzato contro un mondo ottuso ed insensibile alle sue grida di dolore.