mercoledì 6 novembre 2013

Settimo cielo

Settimo cielo


"Per coloro che sapranno scalarla, esiste una scala che dalle profondità porta in cima, che dalle fogne porta alle stelle. È la scala del coraggio.”

Titolo originale: 7th Heaven
Paese: U.S.A.
Anno: 1927
Regia: Frank Borzage
Genere: Drammatico, Sentimentale
Durata: 110 min.
Cast: Janet Gaynor (Diane), Charles Farrell (Chico), B. Bard (Colonnello Brissac), A. Gran (Boul), D. Butler (Gobin), M. Mosquini (Madame Gobin), E. Chautard (padre Chevillon)
Sceneggiatura: B. Glazer
Soundtrack: M. Mortilla, L. Pollack, E. Rapee
Fotografia: E. Palmer, J. A. Valentine
Montaggio: H.H. Caldwell, K. Hilliker
Distribuzione: n.p.
Uscita in sala: 6.05.1927


Chico, spazzino, lavora nelle fogne di Parigi, non è un mostro come il fantasma dell'opera ma un bel ragazzo che aspira a qualcosa di più grande per la propria esistenza. La comparsa del pulitore di strade che guarda dall'alto il giovane e il suo compagno di lavoro che sembrano topi in gabbia (il compagno si chiama Rat!!) è l'occasione per aprire temporaneamente le sbarre di quella pseudo prigione e una luce entra nella fogne illuminando Chico. Ecco quella luce sarà ciò che inseguirà il giovane, una luce che gioco forza da un certo momento in poi non potrà più vedere con gli occhi, ma potrà sentire con il cuore, a coronamento del suo sogno più grande, l'amore per la giovane e povera Diane. La luce che Chico va inseguendo ("Up there in the sunshine..." dice Chico all'amico) è in realtà anche una luce più profonda ed è quella della fede. Il giovane non crede in Dio ma lentamente nel percorso che lo condurrà attraverso l'inferno della guerra troverà il barlume di una trascendenza che lo guiderà verso la felicità.





Ecco che, inaspettatamente, il film americano si tinge di una coloritura spirituale che va al di là dei consueti clichè di certo cinema melodrammatico e romantico che il film non manca di perseguire (Borzage si specializza in melodrammi di questo tipo e ricordiamo La stella della fortuna, Il fiume e L'angelo della strada). 
Diane è invece presentata come una vittima, una schiava, picchiata ed umiliata. La sua condizione è ancora più degradata di quella di Chico, non per nulla la prima volta che compare è di spalle sdraiata per terra che subisce le scudisciate della sorella-matrigna, alcolizzata e dipendente dalla droga, come una novella Cenerentola o Justine sadiana.  



Anche Diane, uscita per cercare denaro necessario alla sorella per acquistarsi l'assentio, guarda per un attimo verso il cielo e anche la giovane è pervasa da una luce che squarcia il grigiore di quegli ambienti (luce, quella di un lampione, verso cui guarderà nuovamente e con insistenza poco dopo). E' l'inizio di una parabola chapliniana, di una fiaba dai contenuti moderni. L'incontro con il principe azzurro, la sorella che ostacola il sentiero che conduce alla felicità, la dura prova della Guerra Mondiale da superare, il finale idillio e riconciliazione nella mansarda castello che accoglierà i due innamorati.




Dentro questo percorso si inserisce, e ciò risulta piuttosto inusuale per il cinema americano, la figura di un prete (cattolico) che entrato nella casa di Diane viene accolto freddamente dalla sorella di questa che precisa che quello non è un luogo dove predicare religione. Il prete è colui che porta con sé la notizia dell'arrivo di ricchi zii dall'America ed è dunque il latore di speranza. Il suo successivo dialogo con Chico sarà uno dei punti chiave del film, il confronto tra il credente e l'ateo che sarà la chiave di volta tematica della vicenda.
Gli zii che arrivano dall'America sottopongono Diane ad una prova di purezza che la giovane non sa superare. La sorella Nanà (nome che ci riporta a quello della prostituta di Zola, altro personaggio maledetto) non riesce a convincerla a dire il falso: la due giovani, lascia intendere Diane, si sono prostituite per mantenersi in vita. Il puritano americano condanna le due giovani e per Diane si aprono le porte della dannazione.
A questo punto il principe Chico emerge letteralmente dagli abissi per salvare la fanciulla, rea di non aver saputo mentire, punita dalla sorella per aver loro impedito di coronare il sogno di cambiare vita.



Chico condivide il pane con un amico, Boul,  con il quale parla di Dio. L'amico crede in un Dio buono che guarda il mondo dall'alto, ma Chico allora chiede perché questa divinità permetta che una giovane ed innocente ragazza venga selvaggiamente picchiata ed abbandonata per strada. Chico che ha sognato e pregato perché il buon Dio gli facesse conoscere una bionda fanciulla da sposare e che invece gli ha fatto incontrare una creatura come quella derelitta ed offesa che ha salvato (<Dio mi ha fatto sprecare 10 franchi in candele, dunque non credo>, dice Chico). Ma ecco che la Provvidenza si materializza nell'apparire del prete (il solito che sembra aggirarsi come un angelo tra i personaggi di quel mondo misero e dimesso) che consegna a Chico un biglietto che gli permetterà di diventare pulitore di strade; il giovane accetta anche alcuni medaglioni religiosi che dovrà portare con sé nella speranza che un giorno possano essergli utili. Il tutto si svolge di fronte all'abside di una chiesa che lascia trasparire una luce interna che filtra tra i rosoni a mosaico.




Chico deve salvare una seconda volta Diane, questa volta da un poliziotto che vorrebbe condurla via per vagabondaggio. Il giovane afferma che la fanciulla è sua moglie e questo non puo' non farci ricordare l'analogo sviluppo narrativo de Il monello, dove Charlot doveva dichiarare il bambino suo figlio perché non gli venisse portato via. 


Ecco che come nel capolavoro di Chaplin, così nel film di Borzage i due protagonisti si trovano a convivere sotto lo stesso tetto che è quello di una mansarda al settimo piano di un fatiscente palazzo nel cuore di Parigi. E' quello il settimo cielo a cui allude il titolo, un cielo che si raggiunge letteralmente ascendendo insieme ai personaggi con quel carrello verticale che li segue (magistrale l'uso dei movimenti di macchina in chiave espressiva con uno stile mutuato da certo cinema di Murnau e che, a sua volta, influenzerà certo cinema surrealista). 





E' un luogo che apre al cielo, spesso osservato dalla finestra dai due personaggi, un luogo che apre al mondo delle stelle cui Borzage alluderà anche in un suo altro film, La stella della fortuna, che avrà lo stesso interprete femminile. Quella mansarda è il paradiso a cui allude il titolo originale del film, ma è anche, metaforicamente, il punto di arrivo di un percorso di ascesa del protagonista maschile che acquisterà la felicità, l'amore e la fede in Dio.


<Io sono ateo, ma darò a Dio un'altra possibilità>, dice ad un certo punto Chico, innamorato di Diane, che ha ormai fatto della ragazza la propria sposa, una Diane che da serva maltrattata è ormai divenuta una principessa con tanto di abito bianco.




Ma ecco che irrompe la guerra, irrompe letteralmente con quelle strade affollate di soldati in partenza, i suoni e i rumori delle bande musicali che rompono l'idillio della mansarda, come un richiamo irresistibile ed irrinunciabile per Chico che ha ora una ulteriore prova da affrontare e la guerra diventa l'ostacolo che, superato, permetterà a Chico di abbracciare la fede, unico anello mancante alla sua vera e completa felicità.


Ma anche Diane-Cenerentola deve superare una prova, deve finalmente liberarsi della sorella strega (che come in Biancaneve ha raggiunto la sua vittima nel luogo dove questa si è rigenerata a nuova vita) e lo fa con inaspettata furia vendicatrice scacciando i fantasmi di un passato che è decisa a mettersi alle spalle.



La parentesi della guerra è una sorta di film nel film. I due protagonisti quasi svaniscono e si perdono tra gli avvenimenti che Borzage descrive, non mancando di alleggerire il tono con passaggi umoristici, come quello che vede coinvolto papà Boul e la sua amata Eloise, il taxi che sacrificherà, come quello di molti suoi concittadini, per il bene della patria minacciata dall'invasione tedesca (riferito al vero episodio dei taxisti parigini che si offrirono per condurre la truppe al fronte della Marna a difendere la sicurezza francese). 


Diane, insidiata da un ufficiale dell'esercito, rimane fedele a Chico ed offre anche lei un contributo alla vittoria lavorando in fabbrica. In questa parte il film diventa una celebrazione dello spirito di sacrificio e di coesione che ha permesso alle forze dell'Intesa di sconfiggere i nemici della Triplice Allenza ( in particolare della Francia), una celebrazione che suona come un richiamo ad una situazione internazionale che vedeva nel 1927, anno di uscita del film, un nuovo allontanamento degli Stati Uniti dalle proprie alleanze in Europa. Ma è anche una testimonianza americana che guarda all'eroismo francese con ammirazione e curiosità, caso non isolato e limitato al cinema se si pensa ai romanzi di Edith Warthon (Fighting France del 1916 e The Marne del 1918) che proprio di questo parlano (la Warthon addirittura fu corrispondente dalle trincee francesi e testimone della brutalità della guerra che solo in apparenza risparmiava le popolazioni civili; e di questo vi è un accenno nel film con la marcia delle truppe grigie, così ribattezzate, dei tedeschi che mettono in fuga donne e bambini).




Chico in uno degli assalti alla trincea nemica viene ferito e perde la vista; in realtà l'esperienza della guerra gli fa acquistare un nuovo modo di vedere le cose, un nuovo sguardo interiore che lo condurrà al miracoloso ritorno a casa (una sorta di resurrezione vera e propria, agli occhi di Diane, che lo credeva morto visto il documento officiale presentatogli che attestava la morte del soldato Chico) e alla finale riconciliazione con la donna amata, nel compimento di quel viaggio verso il paradiso in terra che ha potuto finalmente coronare (e di nuovo nel finale si assiste alla letterale ascesa dell'eroe verso il settimo cielo della beatitudine). Secondo una interpretazione alternativa Chico morirebbe nella trincea (e affida la catenina che lo lega a Diane al prete, offrendo un ultimo sguardo al cielo) e il suo ritorno sarebbe una sorta di sogno o di metafora di un amore che si mantiene vivo oltre la morte (il miracoloso ritorno alle 11,00, ora della partenza per la guerra).



Dio è dentro di me, afferma Chico, con enfasi, al termine della sua vorticosa ascesa verso l'abbraccio finale con Diane, abbraccio che avviene alla presenza del prete-angelo, mentre una luce trascendente va ad illuminare i due protagonisti ritrovatisi.





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