lunedì 30 settembre 2013

Match Point

Match Point

Regia e sceneggiatura: Woody Allen
Durata: 124'
Produzione: Letty Aronson, Gareth Wiley; Lucy Darwin
Montaggio: Alisa Lepselter; Direttore della fotografia: Remi Adafarasin
Musiche tratte da varie opere teatrali
Cast: Jonathan Rhys Meyers (Chris); Scarlett Johansson (Nola), Emily Mortimer (Chloe), Matthew Goode (Tom), Brian Cox (Alec), James Nesbitt (Detective)

Una pallina che viaggia da una parte all’altra di una rete da tennis, mentre una voce off (quella del protagonista) che disserta sul ruolo della fortuna nella vita. L’incipit di Match Point è folgorante e ci conduce al cuore della sua filosofia. 




Chris è un giovane irlandese, di umili origini, probabilmente di famiglia cattolica, che arriva nella Londra del benessere dalla porta di servizio, come istruttore di tennis di giovani e meno giovani frequentatori di un club di grande tradizione. Come dice lui stesso non manca di talento tennistico ma probabilmente manca di quella feroce volontà che ha fatto di altri giocatori, di pari talento, dei veri fuoriclasse.
La dicotomia fortuna-volontà si presenta in tutta la sua evidenza. Chris, scoprirà suo malgrado che la prima ha una incidenza notevole nella vita degli uomini. Possiamo tranquillamente parlare con accento inglese di “fate”, destino, desumendo il termine da quella cultura classica che in passato Woody aveva dimostrato di conoscere e che talvolta riemerge anche in questo film (Chris ad un certo punto cita Sofocle che malediva l’esser stato generato).
Il tennis diventa la metafora della vita, in cui i partecipanti mescolano le loro abilità all’incidenza del caso. Non per caso, invece, Nola, la dark lady del film (nella prima parte talvolta è vestita di nero) compare per la prima volta come giocatrice (di ping pong) e la sequenza ci è offerta similarmente all’incipit (anzi potremmo dire che il confronto tra le due inquadrature sembra suggerirci una duplice posizione-opposizione come quella di due tennisti che si stanno affrontando che sono, nello specifico, Chris e Nola) , con una pallina che vola da una parte all’altra del rettangolo di gioco. Un’aria dal Trovatore di Verdi accompagna sonoramente il primo intrigante incontro tra Chris e Nola, ribadendo che “mal reggendo all’aspro assalto, ei già tocco il suolo avea...”.



Uno degli elementi chiave del film è proprio questo particolare uso della colonna sonora. Siamo di fronte ad un unicum nella filmografia di Allen (con l’eccezione di Mariti e mogli) che solitamente preferisce le partiture jazz o classiche, e che qui invece si cimenta con l’opera. Nel suo mescolare musica e libretti, l’opera si presta come contrappunto tematico alla sottolineatura di quanto sta avvenendo nello spazio diegetico del film e non semplicemente come accompagnamento emotivo o emozionale. 


Tranne nella lunga sequenza del delitto, accompagnata dal dialogo tra Otello e Iago del secondo atto dell’Otello di Verdi, dove la consonanza tra il testo dell’opera e quanto avviene nel film è puramente evocativa di un fatto di sangue che accomuna le due vicende (quella del film e quella dell’Otello), nel rimanente spazio filmico le vecchie incisioni e cantate (spesso del mitico Caruso) hanno nel proprio testo un elemento di chiarificazione e sottolineatura, talvolta di controcanto ironico, a quanto sta avvenendo (vedi la dettagliata descrizione dei motivi d’opera e del loro utilizzo nel corso del film).



Nola insomma è colei che gioca la partita con Chris (“sai che stai giocando pesante?” gli dice mentre lui affonda i primi colpi della sua azione seduttrice) ed è colei che della fortuna sarà la vittima designata, la giocatrice perdente.
Ma Chris fondamentalmente chi è? E’ un Raskolnikov moderno (il protagonista di Delitto e Castigo che Chris legge)? Un arrampicatore sociale in stile Bel Ami di Maupassant? Un cinico o semplicemente un tipo fortunato? Probabilmente è tutto questo, ma anche, scavando nella filomografia di Woody, qualcosa di più. Ma andiamo per ordine


Delitto e castigo è il sottotesto letterario del film. Troppe sono le coincidenze, al di là dell’ostentato omaggio con quel dettaglio del libro letto da Chris. Stessa dinamica del delitto che resta senza un colpevole (per quanto alla fine Raskolnikov pagherà per la propria colpa, finendo lontano dalla sua amata nelle fredde terre della Siberia a scontare una condanna a cui è giunto roso da un sempre più insostenibile sentimento di rimorso) e che vede coinvolti altri innocenti che vengono incarcerati ingiustamente per quel fatto di sangue. Se vogliamo stessa costruzione del fatto di sangue con la morte di due persone, di cui una sola era il vero bersaglio. La presenza di coinquilini che si aggirano nelle vicinanze del luogo dell’omicidio (nel caso di Dostoevski erano muratori al lavoro) che rendono l’impresa ancora più legata a circostanze ed eventi fortuiti. Il colloquio con i rappresentanti delle forze dell’ordine (il detective in Allen, il commissario in Dostoevski) che restano a metà del guado nel convincersi o meno del coinvolgimento dei “nostri eroi”.




Ma Chris sostituisce il libro di Dostoevski con un suo compendio, il Companion del Cambridge Institute, che sembra voler aggiungere qualcos’altro. Perchè Chris ha bisogno di una lettura suppletiva? L’aria del giovanotto sembra scocciata di fronte al complesso fluire della letteratura dostoevskiana, e così sembra aver bisogno di un supporto, di una chiarificazione, di qualcosa che sia in grado di porlo a più stretto contatto con un testo che appare ostico. Ma qui sta il punto. Se ostica è la letteratura, non da meno appaiono le tele delle mostre a cui partecipa con la fidanzata Cloe, o le trame delle opere cui assiste. Il suo desiderio di essere all’altezza si scontra con un livello culturale che sembra escluderlo dal pieno coinvolgimento con quanto lo circonda dal suo ingresso nel bel mondo londinese. Ma l’arte è veramente una sorta di suppellettile elegante e raffinata per cultori che hanno altro a cui pensare (illuminante in questo senso il dialogo tra Cloe e l’amica di fronte a quadri di una mostra di arte contemporanea in cui si alternano giudizi sulle tele a pettegolezzi da bar). Non è un caso che gli incontri con Nola avvengano nei musei, ma ciò che contengono quei musei è veramente accessorio e secondario, privo di alcun fascino per ciascuno dei personaggi del dramma messo in scena da Allen. 



Se, nell’ambiente della high class londinese, è sottile snobismo la frequentazione di arte e cultura non si può biasimare Chris, di umili origini (il tennis, ammette, lo ha salvato dalla miseria), che nella sua scalata all’integrazione prenda la scorciatoia dei Companion per mettersi al passo. E allora l’opera trova una ulteriore ragione di essere. L’opera diegetica, quella per intendersi che vanno a vedere i familiari di Cloe, è spesso inspiegabilmente sciatta e incompleta (Il Trovatore iniziale offre un’aria accompagnata semplicemente al piano e dunque quasi in una atmosfera da prova generale), ma tanto basta per appagare il loro bisogno di conformismo culturale.Quella extradiegetica contrappunta ciò che avviene e, nel finale, si stacca, quasi come un mondo a parte che prende le distanze da quanto sta avvenendo. Chissà che Woody non abbia voluto sottolineare il delitto con un cotè sonoro fondamentalmente non in sincrono con quanto andava accompagnando, quasi uno straniamento, proprio a sottolineare lo stacco tra arte e vita che nel film si è andato delineando.

Ma Chris è anche un giovane della nuova generazione del nuovo millennio e Woody guarda a lui con il disincanto e la diffidenza di chi non vede un futuro migliore. Non sappiamo se Woody sia disilluso, ma certo è che Match Point diventa la risposta allo splendido finale di Crimini e Misfatti (che di fatto è il Match Point newyorchese). Una giovane ragazza appena sposata, ballava durante la propria festa di nozze con il padre, ormai quasi cieco e una voce fuori campo sottolineava la speranza che in un mondo di delitti spesso inconfessati e impuniti, rimanesse almeno la speranza in un miglioramento affidato alle nuove generazioni. Match Point, sedici anni dopo, dà l’amara risposta: le nuove generazioni non hanno meno cinismo e meno disincanto di quelle che le hanno precedute. Se il Landau di Crimini e Misfatti faceva i conti con una coscienza ingombrante che risaliva fino agli insegnamenti del padre, un ebreo di forti  convinzioni spirituali e religiose, che compariva in sogno a bacchettarlo, qui Chris si trova a fronteggiare un rimorso che è soltanto con se stesso (il padre viene liquidato in un dialogo ad una cena quando Chris ammette che il suo genitore aveva una grande fede nata allorchè aveva perso entrambe le gambe) e con le vittime del suo delitto (nella splendida sequenza del pre-finale in cui compaiono i fantasmi di Nola e della vicina, Chris si sente rinfacciare la superficialità con cui ha lasciato tracce e dunque il suo inconscio desiderio di essere scoperto). 



Se il Landau di Crimini e Misfatti, lavata la coscienza in un dialogo catartico con lo stesso Woody Allen, cui suggerisce la trama di un film da fare su un delitto perfetto, tornava alla vita baciando una ritrovata moglie, Chris può abbracciare il piccolo erede, che finalmente Chloe gli ha regalato, pur guardando fuori dalla finestra memore di una passione che non tornerà più (il brano da L’Elisir d’amore di Donizzetti, che ha caratterizzato la sua passione con Nola per buona parte del film, è lì a sottolinearlo).


Solo rimpianto di una passione edonistica che non c’è più e nessun rimorso morale dunque, perchè senza un Dio, e Chris è ateo (spera, nel suo delirio onirico, in una punizione perchè così ci sarebbe il barlume di una speranza che il mondo non sia soltanto frutto del Caso), nessuna morale è possibile. Lo dico io? No, guardatevi Crimini e Misfatti e scoprirete a chi, il buon Woody, ha fatto dire ciò.


Le parti dei libretti delle opere su cui si basa la colonna sonora del film

1.     Mal reggendo all'aspro assalto (Giuseppe Verdi) – da Il Trovatore; cantata da Enrico Caruso
2.     Un dì felice, eterea (Giuseppe Verdi) – da La Traviata; cantata da Enrico Caruso
3.     Mia piccirella (Antonio Carlos Gomes) – da Salvator Rosa; cantata da Enrico Caruso
4.     Gualtier Maldé... Caro nome... (Giuseppe Verdi) – da Rigoletto; cantata da mary Hegarty
5.     Mi par d'udir ancora (George Bizet) – da I pescatori di perle; cantata da Enrico Caruso
6.     Arresta (Gioacchino Rossini) – da Guglielmo Tell; cantata da Janez Lotric & Igor Morozov
7.     O figli, o figli miei! (Giuseppe Verdi) – da Macbeth; cantata da Enrico Caruso
8.     Desdemona (Giuseppe Verdi) – da Otello; cantata da Janez Lotric & Igor Morozov
9.     Una furtiva lagrima (Gaetano Donizetti) – da L'elisir d'amore; cantata da Enrico Caruso
 


Trovatore di Giuseppe Verdi II° atto
Manrico:
Mal reggendo all'aspro assalto, 
ei già tocco il suolo avea: 
balenava il colpo in alto 
che trafiggerlo, trafiggerlo dovea... 
quando arresta, quando arresta un moto arcano, 
nel discender, nel discender questa mano... 
le mie fibre acuto gelo 
fa repente abbrividir! 
mentre un grido vien dal cielo, 
mentre un grido vien dal cielo 
che mi dice: ``non ferir!''

La Traviata di Giuseppe Verdi
Atto 1°
GUGLIELMO
Ah sì, da un anno.
Un dì, felice, eterea,
Mi balenaste innante,
E da quel dì tremante
Vissi d'ignoto amor.
Di quell'amor ch'è palpito
Dell'universo intero,
Misterioso, altero,
Croce e delizia al cor.
VIOLETTA
Ah, se ciò è ver, fuggitemi
Solo amistade io v'offro:
Amar non so, né soffro
Un così eroico amor.
Io sono franca, ingenua;
Altra cercar dovete;
Non arduo troverete
Dimenticarmi allor.

Salvator Rosa di Antonio Carlos Gomes
Mia piccirella deh! vieni allo mare
Nella barchetta v’è un letto di fior
La bianca prora somiglia a un altar
L’onde e le stelle sfavillan d’amor

Oh mia piccirella, deh vien
Vieni allo mare, vieni allo mare


Rigoletto di Giuseppe Verdi 
Gualtier Maldè!...
nome di lui si amato,
Ti scolpisci nel core innamorato!
Caro nome che il mio cor...............
festi primo palpitar, le delizie dell'amor.......
mi dêi sempre rammentar!
Col pensier il mio desir a te sempre volerà, 
e fin l'ultimo sospir, caro nome, tuo sarà 
Col pensier il mio desir a te sempre volerà...
aaaaaaaa...
e fin l'ultimo mio sospir, caro nome , tuo sarà



I pescatori di perle di George Bizet (sesso e passione tra Chris e Nola)
Mi par d’udire ancora,
O scosa in mezzo ai fior,
La voce sua talora,
sospirar l’amor!
Oh notte di carezze,
gioir che non ha fin,
oh sovvenir divin!
Folli ebbrezze del sogno, sogno d’amor!
Dalle stelle del cielo,
altro menar che da lei,
la veggio d’ogni velo,
prender li per le ser!
Oh notte di carezze,
gioir che non ha fin,
oh sovvenir divin!
Folli ebbrezze del sogno, sogno d’amor!
Divin sovvenir, divin sovvenir





Guglielmo Tell di Gioacchino Rossini
GUGLIELMO 
Arresta... Quali sguardi!.. 
Tu tremi innanzi a me, 
Né mi vuoi dire ond'ardi? 
Tremar, tremar perché?.. 
ARNOLDO 
(Potrò mentirgli il vero!) 
Domi da un fato austero, 
Qual cor non fremerà? 
GUGLIELMO 
Arnoldo, il ver tu celi; 
Ma forza è che tu sveli 
Il tutto all'amistà. 

Macbeth di Giuseppe Verdi (Chris getta nel fiume i gioielli)
O figli, o figli miei! Da quel tiranno  
tutti uccisi voi foste, e insiem con voi
la madre sventurata!... E fra gli artigli
di quel tigre io lasciai la madre e i figli



Otello II° atto
OTELLO 
Oh! mostuosa colpa!
IAGO 
Io non narrai che un sogno.
OTELLO 
Un sogno che rivela un fatto.
IAGO 
Un sogno che può dar forma di prova 
ad altro indizio.
OTELLO 
E qual?
IAGO 
Talor vedeste 
in mano di Desdemona un tessuto trapunto 
a fior e più sottil d'un velo?
OTELLO 
È il fazzoletto ch'io le diedi, 
pegno primo d'amor.
IAGO 
Quel fazzoletto ieri 
(certo ne son) [cupo e lento] lo vidi in man di Cassio.
OTELLO 
Ah! Mille vite gli [con forza] donassse Iddio! 
Una è povera preda al furor mio! 
Iago, ho il cor di gelo. 
Lungi da me le pietose larve! 
Tutto il mio vano amor esalo al cielo, 
guardami, ei sparve. 
Nelle sue spire d'angue l'idra m'avvince! 
Ah! sangue! SANGUE! SANGUE!
[solenne] Si, pel ciel marmoreo guiro! 
Per le attorte folgori! 
Per la Morte e per l'oscuro mar sterminator! 
D'ira e d'impeto tremendo presto fia 
che sfolgori questa man [levando le mani al cielo] ch'io levo e stendo!
IAGO [s'inginocchia anch'esso] 
Non v'alzate ancor! 
Testimon è il Sol ch'io miro, 
che m'irradia e inanima 
l'ampia terra e il vasto spiro 
del Creato inter, 
che ad [cupo] Otello io sacro ardenti, 
core, braccio ed anima 
s'anco ad opere cruenti 
s'armi il suo voler!


L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti
(Chris che cerca Nola disperatamente dentro il museo e, finalmente, la trova; il finale)
Una furtiva lagrima
Negli occhi suoi spuntò
Quelle festose giovani
Invidiar sembrò
Che più cercando io vo?
Che più cercando io vo?
M’ama, si m’ama lo vedo;
lo vedo.
Un solo istante i palpiti
Del suo bel cor sentir!
I miei sospir confondere
Per poco ai suoi sospir!
I palpiti, i palpiti sentir
Confondere i miei coi suoi sospir!
Cielo, si può morir;
di più non chiedo
non chiedo!
Cielo si può, si può morir!
di più non chiedo
non chiedo!
Si può morir!
Si può morir!
d'amore



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