giovedì 22 marzo 2018

Life Animated

Titolo originale: Life Animated

Regia di Roger Ross Williams

Interpreti: Jonatha Freeman, Gilbert Gottfried, Owen Suskind, Ron Suskind.

Genere Documentario - USA 2016, durata 91 minuti. 

Distribuito da I Wonder e Fil Rouge Media


Il film, che si basa sul libro Life, Animated: A Story of Sidekicks, Heroes, and Autism scritto dal padre del protagonista, Ron Suskind, noto giornalista di carta stampata, ha ricevuto numerosi riconoscimenti ed è stato anche candidato all'Oscar come miglior documentario nel 2017.
Il film si articola su tre piani che corrono paralleli: da una parte la vicenda reale di Owen Suskind, il giovane ventitreenne affetto da autismo, costruita sulle immagini dei filmini familiari dell’infanzia e sulle riprese dal vivo delle sue vicende quotidiane nell’anno in cui ottiene il diploma e va a vivere per conto proprio lontano dalla famiglia;


dall’altra le sequenze dei cartoni animati Disney che contrassegnano la sua esistenza, la contrappuntano e diventano decisive per la sua comprensione del mondo; infine il cartone animato realizzato appositamente per il film e tratto dal breve racconto che lo stesso Owen ha scritto e nel quale sono, in modo fantastico, raccolte le sue paure e le sue speranze. Quest’ultimo piano fa da sintesi perfetta dei due precedenti e dà il senso complessivo dell’opera.
Nel cartone animato vediamo infatti Owen diventare un personaggio di fantasia che si muove in mezzo ad altri personaggi di fantasia. Questi ultimi sono i cosiddetti Sidekicks che nel gergo dei cartoni animati e delle fiabe risultano essere gli aiutanti degli eroi.


Sono personaggi all’apparenza secondari ma che in realtà ricoprono un ruolo decisivo per le sorti delle vicende narrate. Pensiamo al grillo parlante in Pinocchio o ai sette nani in Biancaneve, tanto per fare due esempi celeberrimi. Nel sottotitolo del documentario Life Animated si legge: Non esistono personaggi secondari. Ecco Owen è un personaggio apparentemente secondario nello scenario sociale in cui vive. Ha una prima esperienza scolastica di insuccessi e frustrazioni, è emarginato e fuori dal contesto dinamico della società americana. In questo senso il documentario è anche un ottimo spaccato di vita scolastica di quel paese, con tutte le sue contraddizioni.


Non siamo di fronte alla scuola dell’inclusione nostrana, dove la legge obbliga l’inserimento dei diversamente abili nei percorsi scolastici normali, ma siamo di fronte ad un sistema che relega i ragazzi come Owen in strutture ad essi dedicate, con specialisti e percorsi specifici di apprendimento e con un sostegno anche dopo il raggiungimento degli obiettivi scolastici minimi. A ognuno degli spettatori rimane la possibilità di scegliere quale sia il sistema migliore. Personalmente rimango affascinato dalla organizzazione costruita per seguire questi ragazzi nelle loro difficoltà, dall’altra non posso non dimenticare che Owen è figlio di un importante giornalista e che questi percorsi se li può economicamente permettere (non mi sembra, ad esempio, di aver visto ragazzi di colore tra gli studenti di queste scuole speciali).

Tornando al cartone, Owen proietta nella sua storia le sue paure (il bosco oscuro, i mostri che lo abitano) che sono le paure della solitudine e dell’abbandono soprattutto, ma conclude lo stesso con una nota di speranza, con l’apparizione magica di un protettore degli aiutanti (un aiutante degli aiutanti) che salva questi ultimi e li fa uscire dal bosco tenebroso.



Se questo partorisce la fantasia di Owen in contrappunto vediamo il fratello e i genitori non nascondere la preoccupazione (senza mancare di una americana fiducia nel futuro) per ciò che attende Owen, una volta staccato dal cordone ombelicale della famiglia. In questo senso il momento più malinconico è rappresentato proprio dal compleanno del fratello, occasione per stilare un bilancio che è anche riflessione sul futuro.


Nel mezzo stanno i cartoni Disney che sono gli altri invisibili protagonisti del documentario. Il mondo Disney è, a suo modo, aiutante (sidekick) di Owen. La realtà semplificata dei cartoni animati offre una chiave di lettura della realtà che è accessibile anche a Owen. Se guardiamo al percorso logico degli inserti dei cartoni nel documentario ci accorgiamo che non sono inserti casuali: si parte da Peter Pan, dal bambino che non vuole crescere, si passa per le esperienze di amore e di lotta, di paura e anche di morte (vedi Bambi) di molti personaggi per concludersi con il trionfo dell’ottimismo e della fiducia nel futuro, nell’happy end.



Ma l’ultima immagine Disney che vediamo è quella del Re Leone che ruggisce. Il Re Leone che perde il padre e lo sostituisce. Owen poteva rimanere un Peter Pan nascosto dietro la propria disabilità, giustificato nel suo desiderio di non voler crescere e invece, grazie anche alla illuminante lungimiranza e alla pervicace ostinazione dei suoi familiari, ha trovato gli strumenti per crescere e poter sperare di vivere una vita autonoma ed indipendente (il lavoro, le sue seppur sfortunate esperienze amorose), provando a sconfiggere il malvagio di turno che non era Jafar o Capitan Uncino, ma la stessa malattia dell'autismo.


Ecco allora che veramente il messaggio Disney si fa vita. I cartoni Disney terminano quasi sempre con un necessario distacco dalla realtà precedente, con la nascita di una nuova esistenza, con la presa di coscienza che una fase della vita è passata e se ne deve affrontare di nuove. Disney non indulge nel panismo (Peter Pan a vita) ma richiama al dovere di affrontare l’esistenza con il carico di dolore e difficoltà che presenta. Non sappiamo se ognuno di noi troverà un aiutante che lo guiderà in questo percorso (Owen ha trovato i cartoni, ma soprattutto la sua famiglia), ma il percorso è quello e non ci sono alternative. 

Nessun commento:

Posta un commento