Match Point
Regia e sceneggiatura: Woody Allen
Durata: 124'
Produzione: Letty Aronson, Gareth Wiley; Lucy Darwin
Montaggio: Alisa Lepselter; Direttore della fotografia: Remi Adafarasin
Musiche tratte da varie opere teatrali
Cast: Jonathan Rhys Meyers (Chris); Scarlett Johansson (Nola), Emily Mortimer (Chloe), Matthew Goode (Tom), Brian Cox (Alec), James Nesbitt (Detective)
Una pallina che viaggia da una parte all’altra di una rete
da tennis, mentre una voce off (quella del protagonista) che disserta sul ruolo
della fortuna nella vita. L’incipit di Match Point è folgorante e ci conduce al
cuore della sua filosofia.
Chris è un giovane irlandese, di umili origini,
probabilmente di famiglia cattolica, che arriva nella Londra del benessere dalla
porta di servizio, come istruttore di tennis di giovani e meno giovani
frequentatori di un club di grande tradizione. Come dice lui stesso non manca
di talento tennistico ma probabilmente manca di quella feroce volontà che ha
fatto di altri giocatori, di pari talento, dei veri fuoriclasse.
La dicotomia fortuna-volontà si presenta in tutta la sua
evidenza. Chris, scoprirà suo malgrado che la prima ha una incidenza notevole
nella vita degli uomini. Possiamo tranquillamente parlare con accento inglese
di “fate”, destino, desumendo il termine da quella cultura classica che in
passato Woody aveva dimostrato di conoscere e che talvolta riemerge anche in
questo film (Chris ad un certo punto cita Sofocle che malediva l’esser stato
generato).
Il tennis diventa la metafora della vita, in cui i
partecipanti mescolano le loro abilità all’incidenza del caso. Non per caso,
invece, Nola, la dark lady del film (nella prima parte talvolta è vestita di
nero) compare per la prima volta come giocatrice (di ping pong) e la sequenza
ci è offerta similarmente all’incipit (anzi potremmo dire che il confronto tra le due inquadrature sembra suggerirci una duplice posizione-opposizione come quella di due tennisti che si stanno affrontando che sono, nello specifico, Chris e Nola) , con una pallina che vola da una parte
all’altra del rettangolo di gioco. Un’aria dal Trovatore di Verdi accompagna
sonoramente il primo intrigante incontro tra Chris e Nola, ribadendo che “mal
reggendo all’aspro assalto, ei già tocco il suolo avea...”.
Uno degli elementi chiave del film è proprio questo
particolare uso della colonna sonora. Siamo di fronte ad un unicum nella
filmografia di Allen (con l’eccezione di Mariti
e mogli) che solitamente preferisce le partiture jazz o classiche, e che
qui invece si cimenta con l’opera. Nel suo mescolare musica e libretti, l’opera
si presta come contrappunto tematico alla sottolineatura di quanto sta
avvenendo nello spazio diegetico del film e non semplicemente come
accompagnamento emotivo o emozionale.
Tranne nella lunga sequenza del delitto,
accompagnata dal dialogo tra Otello e Iago del secondo atto dell’Otello di
Verdi, dove la consonanza tra il testo dell’opera e quanto avviene nel film è
puramente evocativa di un fatto di sangue che accomuna le due vicende (quella
del film e quella dell’Otello), nel rimanente spazio filmico le vecchie
incisioni e cantate (spesso del mitico Caruso) hanno nel proprio testo un
elemento di chiarificazione e sottolineatura, talvolta di controcanto ironico,
a quanto sta avvenendo (vedi la dettagliata descrizione dei motivi d’opera e
del loro utilizzo nel corso del film).
Nola insomma è colei che gioca la partita con Chris (“sai
che stai giocando pesante?” gli dice mentre lui affonda i primi colpi della sua
azione seduttrice) ed è colei che della fortuna sarà la vittima designata, la
giocatrice perdente.
Ma Chris fondamentalmente chi è? E’ un Raskolnikov moderno
(il protagonista di Delitto e Castigo che Chris legge)? Un arrampicatore
sociale in stile Bel Ami di Maupassant? Un cinico o semplicemente un tipo
fortunato? Probabilmente è tutto questo, ma anche, scavando nella filomografia
di Woody, qualcosa di più. Ma andiamo per ordine
Delitto e castigo è il sottotesto letterario del film.
Troppe sono le coincidenze, al di là dell’ostentato omaggio con quel dettaglio
del libro letto da Chris. Stessa dinamica del delitto che resta senza un
colpevole (per quanto alla fine Raskolnikov pagherà per la propria colpa,
finendo lontano dalla sua amata nelle fredde terre della Siberia a scontare una
condanna a cui è giunto roso da un sempre più insostenibile sentimento di
rimorso) e che vede coinvolti altri innocenti che vengono incarcerati
ingiustamente per quel fatto di sangue. Se vogliamo stessa costruzione del
fatto di sangue con la morte di due persone, di cui una sola era il vero
bersaglio. La presenza di coinquilini che si aggirano nelle vicinanze del luogo
dell’omicidio (nel caso di Dostoevski erano muratori al lavoro) che rendono
l’impresa ancora più legata a circostanze ed eventi fortuiti. Il colloquio con
i rappresentanti delle forze dell’ordine (il detective in Allen, il commissario
in Dostoevski) che restano a metà del guado nel convincersi o meno del
coinvolgimento dei “nostri eroi”.
Ma Chris sostituisce il libro di Dostoevski con un suo
compendio, il Companion del Cambridge Institute, che sembra voler aggiungere
qualcos’altro. Perchè Chris ha bisogno di una lettura suppletiva? L’aria del
giovanotto sembra scocciata di fronte al complesso fluire della letteratura
dostoevskiana, e così sembra aver bisogno di un supporto, di una
chiarificazione, di qualcosa che sia in grado di porlo a più stretto contatto
con un testo che appare ostico. Ma qui sta il punto. Se ostica è la
letteratura, non da meno appaiono le tele delle mostre a cui partecipa con la
fidanzata Cloe, o le trame delle opere cui assiste. Il suo desiderio di essere
all’altezza si scontra con un livello culturale che sembra escluderlo dal pieno
coinvolgimento con quanto lo circonda dal suo ingresso nel bel mondo londinese.
Ma l’arte è veramente una sorta di suppellettile elegante e raffinata per
cultori che hanno altro a cui pensare (illuminante in questo senso il dialogo
tra Cloe e l’amica di fronte a quadri di una mostra di arte contemporanea in
cui si alternano giudizi sulle tele a pettegolezzi da bar). Non è un caso che
gli incontri con Nola avvengano nei musei, ma ciò che contengono quei musei è
veramente accessorio e secondario, privo di alcun fascino per ciascuno dei
personaggi del dramma messo in scena da Allen.
Se, nell’ambiente della high
class londinese, è sottile snobismo la frequentazione di arte e cultura non si
può biasimare Chris, di umili origini (il tennis, ammette, lo ha salvato dalla
miseria), che nella sua scalata all’integrazione prenda la scorciatoia dei
Companion per mettersi al passo. E allora l’opera trova una ulteriore ragione
di essere. L’opera diegetica, quella per intendersi che vanno a vedere i
familiari di Cloe, è spesso inspiegabilmente sciatta e incompleta (Il Trovatore
iniziale offre un’aria accompagnata semplicemente al piano e dunque quasi in
una atmosfera da prova generale), ma tanto basta per appagare il loro bisogno
di conformismo culturale.Quella extradiegetica contrappunta ciò che avviene e,
nel finale, si stacca, quasi come un mondo a parte che prende le distanze da
quanto sta avvenendo. Chissà che Woody non abbia voluto sottolineare il delitto
con un cotè sonoro fondamentalmente non in sincrono con quanto andava
accompagnando, quasi uno straniamento, proprio a sottolineare lo stacco tra
arte e vita che nel film si è andato delineando.
Ma Chris è anche un giovane della nuova generazione del
nuovo millennio e Woody guarda a lui con il disincanto e la diffidenza di chi
non vede un futuro migliore. Non sappiamo se Woody sia disilluso, ma certo è
che Match Point diventa la risposta allo splendido finale di Crimini e Misfatti
(che di fatto è il Match Point newyorchese). Una giovane ragazza appena
sposata, ballava durante la propria festa di nozze con il padre, ormai quasi
cieco e una voce fuori campo sottolineava la speranza che in un mondo di
delitti spesso inconfessati e impuniti, rimanesse almeno la speranza in un
miglioramento affidato alle nuove generazioni. Match Point, sedici anni dopo,
dà l’amara risposta: le nuove generazioni non hanno meno cinismo e meno
disincanto di quelle che le hanno precedute. Se il Landau di Crimini e Misfatti
faceva i conti con una coscienza ingombrante che risaliva fino agli
insegnamenti del padre, un ebreo di forti
convinzioni spirituali e religiose, che compariva in sogno a
bacchettarlo, qui Chris si trova a fronteggiare un rimorso che è soltanto con
se stesso (il padre viene liquidato in un dialogo ad una cena quando Chris
ammette che il suo genitore aveva una grande fede nata allorchè aveva perso
entrambe le gambe) e con le vittime del suo delitto (nella splendida sequenza
del pre-finale in cui compaiono i fantasmi di Nola e della vicina, Chris si
sente rinfacciare la superficialità con cui ha lasciato tracce e dunque il suo
inconscio desiderio di essere scoperto).
Se il Landau di Crimini e Misfatti,
lavata la coscienza in un dialogo catartico con lo stesso Woody Allen, cui
suggerisce la trama di un film da fare su un delitto perfetto, tornava alla
vita baciando una ritrovata moglie, Chris può abbracciare il piccolo erede, che
finalmente Chloe gli ha regalato, pur guardando fuori dalla finestra memore di
una passione che non tornerà più (il brano da L’Elisir d’amore di Donizzetti,
che ha caratterizzato la sua passione con Nola per buona parte del film, è lì a
sottolinearlo).
Solo rimpianto di una passione edonistica che non c’è più e nessun
rimorso morale dunque, perchè senza un Dio, e Chris è ateo (spera, nel suo
delirio onirico, in una punizione perchè così ci sarebbe il barlume di una
speranza che il mondo non sia soltanto frutto del Caso), nessuna morale è
possibile. Lo dico io? No, guardatevi Crimini e Misfatti e scoprirete a chi, il
buon Woody, ha fatto dire ciò.
Le parti dei libretti delle opere su cui si basa la colonna sonora del film
1.
Mal reggendo all'aspro assalto (Giuseppe Verdi) – da Il Trovatore; cantata da Enrico Caruso
2.
Un dì felice, eterea (Giuseppe Verdi) – da La Traviata; cantata da Enrico Caruso
3.
Mia piccirella (Antonio Carlos Gomes) – da Salvator Rosa;
cantata da Enrico Caruso
4.
Gualtier Maldé... Caro nome... (Giuseppe Verdi) – da Rigoletto; cantata da mary Hegarty
5.
Mi par d'udir ancora (George Bizet) – da I pescatori di perle;
cantata da Enrico Caruso
6.
Arresta (Gioacchino Rossini) – da Guglielmo Tell;
cantata da Janez Lotric & Igor Morozov
7.
O figli, o figli miei! (Giuseppe Verdi) – da Macbeth; cantata da Enrico Caruso
8.
Desdemona (Giuseppe Verdi) – da Otello; cantata da Janez Lotric & Igor
Morozov
9.
Una furtiva lagrima (Gaetano Donizetti) – da L'elisir d'amore;
cantata da Enrico Caruso
Trovatore di Giuseppe
Verdi II° atto
Manrico:
Mal reggendo all'aspro assalto,
ei già tocco il suolo avea:
balenava il colpo in alto
che trafiggerlo, trafiggerlo dovea...
quando arresta, quando arresta un moto arcano,
nel discender, nel discender questa mano...
le mie fibre acuto gelo
fa repente abbrividir!
mentre un grido vien dal cielo,
mentre un grido vien dal cielo
che mi dice: ``non ferir!''
ei già tocco il suolo avea:
balenava il colpo in alto
che trafiggerlo, trafiggerlo dovea...
quando arresta, quando arresta un moto arcano,
nel discender, nel discender questa mano...
le mie fibre acuto gelo
fa repente abbrividir!
mentre un grido vien dal cielo,
mentre un grido vien dal cielo
che mi dice: ``non ferir!''
La Traviata di
Giuseppe Verdi
Atto 1°
GUGLIELMO
Ah sì, da un anno.
Un dì, felice, eterea,
Mi balenaste innante,
E da quel dì tremante
Vissi d'ignoto amor.
Di quell'amor ch'è palpito
Dell'universo intero,
Misterioso, altero,
Croce e delizia al cor.
Un dì, felice, eterea,
Mi balenaste innante,
E da quel dì tremante
Vissi d'ignoto amor.
Di quell'amor ch'è palpito
Dell'universo intero,
Misterioso, altero,
Croce e delizia al cor.
VIOLETTA
Ah, se ciò è ver, fuggitemi
Solo amistade io v'offro:
Amar non so, né soffro
Un così eroico amor.
Io sono franca, ingenua;
Altra cercar dovete;
Non arduo troverete
Dimenticarmi allor.
Ah, se ciò è ver, fuggitemi
Solo amistade io v'offro:
Amar non so, né soffro
Un così eroico amor.
Io sono franca, ingenua;
Altra cercar dovete;
Non arduo troverete
Dimenticarmi allor.
Salvator Rosa di Antonio Carlos Gomes
Mia piccirella deh! vieni allo
mare
Nella barchetta v’è un letto di
fior
La bianca prora somiglia a un
altar
L’onde e le stelle sfavillan
d’amor
Oh mia piccirella, deh vien
Vieni allo mare, vieni allo mare
Rigoletto di Giuseppe Verdi
Gualtier Maldè!...
nome di lui si amato,
Ti scolpisci nel core innamorato!
Caro nome che il mio cor...............
festi primo palpitar, le delizie
dell'amor.......
mi dêi sempre rammentar!
Col pensier il mio desir a te sempre volerà,
e fin l'ultimo sospir, caro nome, tuo sarà
Col pensier il mio desir a te sempre volerà...
aaaaaaaa...
e fin l'ultimo mio sospir, caro nome , tuo sarà
I pescatori di perle di George Bizet (sesso e passione tra Chris e Nola)
Mi par d’udire ancora,
O scosa in mezzo ai fior,
La voce sua talora,
sospirar l’amor!
Oh notte di carezze,
gioir che non ha fin,
oh sovvenir divin!
Folli ebbrezze del sogno, sogno d’amor!
Dalle stelle del cielo,
altro menar che da lei,
la veggio d’ogni velo,
prender li per le ser!
Oh notte di carezze,
gioir che non ha fin,
oh sovvenir divin!
Folli ebbrezze del sogno, sogno d’amor!
Divin sovvenir, divin sovvenir
Guglielmo Tell di
Gioacchino Rossini
GUGLIELMO Arresta... Quali sguardi!..
Tu tremi innanzi a me,
Né mi vuoi dire ond'ardi?
Tremar, tremar perché?..
ARNOLDO
(Potrò mentirgli il vero!)
Domi da un fato austero,
Qual cor non fremerà?
GUGLIELMO
Arnoldo, il ver tu celi;
Ma forza è che tu sveli
Il tutto all'amistà.
O figli, o figli miei! Da quel
tiranno
tutti uccisi voi foste, e insiem
con voi
la madre sventurata!... E fra gli
artigli
di quel tigre io lasciai la madre e i figli
OTELLO
Oh! mostuosa colpa!
IAGO
Io non narrai che un sogno.
OTELLO
Un sogno che rivela un fatto.
IAGO
Un sogno che può dar forma di prova
ad altro indizio.
OTELLO
E qual?
IAGO
Talor vedeste
in mano di Desdemona un tessuto trapunto
a fior e più sottil d'un velo?
OTELLO
È il fazzoletto ch'io le diedi,
pegno primo d'amor.
IAGO
Quel fazzoletto ieri
(certo ne son) [cupo e lento] lo vidi in man di Cassio.
OTELLO
Ah! Mille vite gli [con forza] donassse Iddio!
Una è povera preda al furor mio!
Iago, ho il cor di gelo.
Lungi da me le pietose larve!
Tutto il mio vano amor esalo al cielo,
guardami, ei sparve.
Nelle sue spire d'angue l'idra m'avvince!
Ah! sangue! SANGUE! SANGUE!
[solenne] Si, pel ciel marmoreo guiro!
Per le attorte folgori!
Per la Morte e per l'oscuro mar sterminator!
D'ira e d'impeto tremendo presto fia
che sfolgori questa man [levando le mani al cielo] ch'io levo e stendo!
IAGO [s'inginocchia anch'esso]
Non v'alzate ancor!
Testimon è il Sol ch'io miro,
che m'irradia e inanima
l'ampia terra e il vasto spiro
del Creato inter,
che ad [cupo] Otello io sacro ardenti,
core, braccio ed anima
s'anco ad opere cruenti
s'armi il suo voler!
L’elisir d’amore di
Gaetano Donizetti
(Chris che cerca Nola disperatamente dentro il museo e,
finalmente, la trova; il finale)
Una furtiva lagrima
Negli occhi suoi
spuntò
Quelle festose
giovani
Invidiar sembrò
Che più cercando io
vo?
Che più cercando
io vo?
M’ama, si m’ama
lo vedo;
lo vedo.
Un solo istante i
palpiti
Del suo bel cor
sentir!
I miei sospir
confondere
Per poco ai suoi
sospir!
I palpiti, i
palpiti sentir
Confondere i miei
coi suoi sospir!
Cielo, si può
morir;
di più non chiedo
non chiedo!
Cielo si può, si
può morir!
di più non chiedo
non chiedo!
Si può morir!
Si può morir!
d'amore
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